Se provate a cercare su Google devitalizzare un dente, uno dei primi risultati suggeriti dall’algoritmo di ricerca è: devitalizzare un dente fa male. Oggi vogliamo affrontare proprio questo argomento, sfatare qualche mito e spiegarvi esattamente cosa significa devitalizzare un dente. Uno studio scientifico ha infatti dimostrato che conoscere approfonditamente ciò di cui si ha paura aiuta a combattere la paura stessa, quindi, mettiamoci all’opera!
La devitalizzazione di un dente è una pratica endodontica: l’endodonzia è la branca specialistica dell’odontoiatria che si occupa di trattare e curare le patologia della polpa del dente, ciò che si trova all’interno della sostanza dura. Quando la polpa, la parte vitale del dente che conferisce il colore e la vitalità al dente stesso, viene intaccata dalla carie (qui, vi spieghiamo cos’è una carie –http://www.giovaneodontoiatria.com/2019/04/05/gli-zuccheri-e-le-loro-conseguenze-le-carie/ ) o da gravi traumi e infiammazioni, la migliore soluzione è la devitalizzazione, ovvero svuotare il dente della sua parte malata. Questo intervento seppur invasivo permette al dentista di salvaguardare completamente il dente naturale del paziente piuttosto che estrarlo e sostituirlo con una protesi fissa. Ove possibile, infatti, ogni professionista vi consiglierà di tenere sempre i vostri denti naturali che per quanto riguarda funzionalità e integrazione nella vostra arcata dentale sono sempre migliori rispetto a qualsiasi protesi. Ciò che più spaventa di questa terapia è, naturalmente, il dolore. Va detto anzitutto che l’intera procedura è ovviamente eseguita in anestesia locale affinché il paziente non subisca nemmeno il minimo fastidio mentre il professionista opera.
Ma cosa succede esattamente mentre siete distesi sulla poltrona del dentista, con la bocca aperta e intorpidita? “Cosa starà facendo il dentista nella mia bocca mentre io non posso guardare?” È proprio questo pensiero che genera il terrore più irrazionale nella maggior parte delle persone. Il team di Giovane Odontoiatria crede fermamente nell’importanza di condividere i processi con i proprio pazienti, quindi ecco le fasi di una devitalizzazione. Dopo l’anestesia, il dentista procederà a forare la corona del dente per raggiungere la polpa danneggiata o infetta. Una volta rimossa tutta la polpa e disinfettato il canale radicolare del dente da ogni possibile batterio, il vuoto viene riempito con una speciale resina biologica che serve a tappare il dente e a proteggere la cavità da qualsiasi altra infiltrazione batterica. Il processo viene quindi completato con un’otturazione temporanea.
Benchè la devitalizzazione salvi il dente dall’estrazione, rimuovere tutta la polpa significa rendere il dente completamente inerte e questo comporta uno svantaggio: lo smalto perderà la sua lucentezza e cambierà colore. Per questo motivo alla devitalizzazione segue sempre un intervento di ricostruzione del dente o di incapsulazione. Questo intervento, infatti, permetterà non solo di restituire un’armonia cromatica alla dentatura ma servirà anche a proteggere il dente che – in quanto non più vitale – è più fragile di uno sano.
In conclusione, la devitalizzazione non è dolorosa, non è rischiosa e soprattutto è una pratica che lascia intatto il vostro sorriso, anche in caso di gravi infezioni o traumi. Certo è che l’unico modo per evitarla è seguire un’igiene dentale scrupolosa, con spazzolino, dentifricio e filo interdentale dopo ogni pasto tutti i giorni!