Continuano con entusiasmo le brevi interviste ai nostri dottori! Oggi è il turno di Eugenio Longo: dottore dal cuore salentino e follemente innamorato della Puglia, in giro per l’Italia ed il mondo, valigia alla mano, per fare il parodontologo, il chirurgo e per insegnare la sua professione all’UNINOVE, prestigiosa università brasiliana. Con lui, abbiamo filosofeggiato sulla paura dei dentisti e ci ha raccontato di quella volta quando ha incontrato un paziente arrabbiato e il suo studio quasi diventava il set di Fight Club.

La prima domanda è sempre la stessa ed è di rito: come hai conosciuto Beatrice e Vincenzo?

Vincenzo l’ho conosciuto a Lecce, eravamo insieme ad un congresso dedicato ai giovani talenti pugliesi sparsi per il mondo. Abbiamo iniziato a parlare, ci siamo stati simpatici e siamo diventati subito amici. Dopo pochissimo tempo ho conosciuto bea e tutti i giovani professionisti della clinica. Quando Vincenzo mi ha chiesto di diventarne membro non potevo essere più felice.

E quindi sei tornato in Puglia per entrare a far parte del progetto.

Esatto. In questo periodo vivo a Siena, dove ho studiato e lavorato, ma viaggio molto spesso e presto mi trasferirò a vivere in Puglia.

Cosa ti è mancato della Puglia e di casa tua?

Della Puglia mi manca sempre il mare: è il più bello del mondo, non lo baratterei nemmeno con quello delle Maldive. Di casa mia mi sono mancatele orecchiette. Forse nessuno sa in paese che a casa mia si fanno le orecchiette migliori. Io lo so, e custodisco questo segreto gelosamente.

Quindi torni al sud dopo essere stato dove?

Come ti dicevo ho studiato a Siena e nel 2009 mi sono laureato in Odontoiatria e Protesi Dentaria. Poi nel 2001 mi sono trasferito in Brasile per perfezionarmi e specializzarmi in chirurgia ossea ricostruttiva.

Che lingue hai imparato da questa esperienza?

L’inglese lo sapevo già: i miei genitori hanno insistito che lo imparassi fin da piccolo perché fossi pronto a vivere in una società multiculturale e multirazziale. E devo dire che avevano ragione. Poi sono andato a San Paolo e ho imparato un po’ di portoghese.

Cos’è che ti ha appassionato di questo lavoro?

Mi affascinava la possibilità di costruire qualcosa con le mie mani che fosse allo stesso tempo uno strumento in grado di aiutare le persone. Il fatto che il nostro lavoro sia artigianale e medico allo stesso tempo è ciò per cui lo amo.

Cosa ascolti mentre lavori, hai una canzone preferita?

Non ne ho una in particolare, è difficile isolare un brano perché le mie preferenze cambiano con i miei stati d’animo. In questo momento mi capita di ascoltare spesso Pino Daniele, Tutta n’ata storia.

Libro preferito?

Un manuale di management odontoiatrico…

Incredibile, voi dentisti non smettete mai di lavorare, nemmeno prima di andare a dormire.

Beh, siamo molto noiosi. Facendo mente locale, l’ultimo libro –non medico – letto è un volume sul bushido,un libro di filosofia orientale che racconta il codice di comportamento e combattumento dei samurai in Giappone.

Ultimo film che non ti è piaciuto?

Sono rimasto delusissimo dall’ultimo degli Avengers.

C’è un aneddoto divertente che ti va di raccontarci della tua carriera?

Più che divertente, assolutamente assurdo: una volta mi è capitato un paziente che era venuto in studio da me perché insoddisfatto del trattamento con il dentista precedente. Era talmente incattivito che abbiamo iniziato a litigare e lui voleva addirittura picchiarmi. Paradossale.

È una reazione strana per un paziente odiare il proprio dentista. Di solito se ne ha paura…

La paura del dentista è un sentimento irrazionale che ancora oggi la categoria fa fatica a sfatare.  Secondo me, un modo per affrontare l’argomento è parlare al paziente e tranquillizzarlo sul fatto che i dentisti sono medici, curano persone e non bocche e che il nostro livello di aggiornamento sulle ultime tecniche ci permette di essere minimamente invasivi e molto delicati con il paziente stesso.

Tornando a te, qual è l’ultima cosa che hai scoperto viaggiando?

Che non viaggio abbastanza, ma che quando lo faccio mi manca terribilmente la Puglia. Di recente sono stata a Madrid a trovare Vincenzo. La città è stupenda, una vera capitale europea e il parco del Buen Retiro mi ha incantato ma poi mi sono detto: non mi trasferirei mai qui, mi mancherebbe il mare.

Sapresti descriverti con tre oggetti?

Sono fermo e solido come una pietra, ma ho anche mille sfaccettature come un uovo Fabergè. E poi, mi adatto, mi plasmo come l’acqua in un recipiente. E sono tenace come l’acqua, che quando sbatte sulla stessa roccia alla fine la scalfisce.

E quello che fai, come lo descriveresti?

La mia specialità è un po’ come me: la parodontologia e la chirurgia definiscono sempre terapie su misura per il paziente, è tutto taylor made. Diciamo quindi che il paziente è un recipiente e le mie terapie sono il liquido che li riempie e che si adatta sempre alle loro esigenze.

Ci sono delle domande che facciamo sempre ai nostri dottori, e che ogni volta ci regalano uno sguardo più preciso su di loro: vino o birra, caffè o tè, pasta lunga o corta?

Vino, caffè e pasta corta sono ciò in cui credo.

Altra prova del nove: quando parti cosa non deve assolutamente mancare nella valigia.

Lo spazzolino, ca va sans dir!

Siete proprio tutti uguali! E per concludere, qual è il tuo weekend ideale?

Sole, mare, relax assoluto e buon cibo tutto condito con gli amori della mia vita e gli amici.

Il sole, il mare…e il vento?

No il vento meglio di no, altrimenti il mare si sconza!